
Gole dell’Infernaccio: istruzioni per l’uso
Una delle smontagnate (come le chiamo io), più classiche in assoluto, se vi trovate nelle Marche, è quella alle Gole dell’Infernaccio.
A mio avviso, quando parliamo di indicazioni sulla reta sentieristica, qui nelle Marche, abbiamo qualche carenza. Non so perché, qui, in casa mia, mi capita più che altrove di perdermi (ma magari sono io). Ragion per cui, oggi, due dritte semplici e veloci sulle Gole dell’Infernaccio ve le dico io.
Inutile dire che un’escursione da queste parti rappresenta un’ottima via di fuga dalle bollenti giornate estive.
Ma partiamo dalle basi, cosa sono le Gole dell’Infernaccio?
Sono delle gole naturali formate dal fiume Tenna, situate nel bel mezzo del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Come raggiungerle?
Ve la faccio semplice: da qualsiasi posto veniate, impostate il navigatore su Rubbiano di Montefortino.
Percorrendo Via Rubbiano troverete, lungo la strada, delle indicazioni per le Gole dell’Infernaccio. Seguite la strada e, dopo circa 500 metri, troverete un parcheggio. Opzione consigliata per chi ha molta voglia di camminare ed ha la macchina particolarmente bassa.
Il mio consiglio è quello, invece, di proseguire per la strada sterrata che vi trovate davanti. Vi sembrerà di aver preso una direzione sbagliata che non porta da nessuna parte (indicazioni stradali, manco a pregarle), ma non vi preoccupate, abbiate fede e proseguite! Arriverete direttamente al parcheggio Valleria.
Nei fine settimana probabilmente sarà facile trovarlo pieno e dovrete lasciare la macchina lungo la strada, ma è sicuramente questo il punto di partenza ideale per raggiungere le Gole.
Da qui proseguite a piedi per circa 800 metri e arriverete all’ingresso delle gole, e più precisamente, alle famosissime “Pisciarelle”.
Si tratta di piccole cascate cadenti dal Monte Zampa che ricordano una vera e propria doccia. Scenografiche e insolite, dovrete oltrepassarle per poi iniziare ad addentrarvi nel sentiero.
In questo punto in particolare la temperatura scende parecchio, vi consiglio quindi di portare con voi qualcosa di più pesantino rispetto alla semplice maglietta a maniche corte.
Da questo momento in poi, non dovrete far altro che seguire il sentiero. Il paesaggio che avete davanti vi incanterà di volta in volta. Il percorso è abbastanza semplice e per gran parte ombreggiato. Ma semplice non vuol dire una passeggiata! Si tratta comunque di un percorso perlopiù in salita che vi porterà fino a quota 1150.
Personalmente ho optato per la più classica delle destinazioni: l’Eremo di San Leonardo. Sì, perché da qui potete raggiungere anche altre mete, come la cascata nascosta, la cima del Monte Priora o il laghetto artificiale. In ogni caso, dopo circa un’ora e mezzo di cammino arriverete all’eremo.
Si tratta di un antico monastero dalla storia travagliata, almeno fino al 1965, anno in cui Padre Pietro, salito fino all’eremo con un amico, decide di intraprendere quest’opera di ristrutturazione.
Arrivati fin quassù potete ascoltare la video intervista fatta a Padre Pietro. Scoprirete una storia che ha dell’incredibile, che le travagliate vicende dell’eremo non si placarono nel 1965, e che Padre Pietro vi lavorò fino agli ultimi giorni di vita, utilizzando tutte le sue forze.
“Il muratore di Dio” lo chiamavano, e a chi gli chiedeva come avesse potuto realizzare tutto quello da solo, lui rispondeva che aveva un valido aiutante al suo fianco. Padre Pietro ci ha lasciato nel 2015 ma è come se fosse ancora lì. La visita all’eremo e la video intervista non vi lascerà “a mani vuote”.
Capirete che la fatica per arrivare fin lassù è niente in confronto a quello che lui stesso realizzò.
Per riprendere i suoi pensieri, avrete modo di riflettere sui veri valori: sulle cose che contano e quelle, invece, da buttare via; sul senso di sacrificio, cosa ormai lontana alla nostra società, e senza il quale non si ottiene nulla.
Vi lascerà una riflessione sulla gratuità del dono, che non si fa per interesse o per denaro.
Ma soprattutto, venendo fin quassù, capirete che spesso l’impossibile è possibile…basta solo crederci..
Che dire…ho scritto troppo. Vi lascio con le parole che, al meglio esprimono questa storia vera dal sapore di leggenda, una poesia scritta da Ermanno Traini, primario di Fermo, per Padre Pietro.
Lassù sui monti, all’ombra delle vette
il vento narra ai faggi, quando è sera
una storia, che sembra una leggenda
persa nel tempo, eppure è storia vera.
Narra di un uomo, giunto su quei monti
che si chiamava e fu in realtà, fratello;
aveva solo un saio ed una croce
ma al suo Signore, regalò un castello
E là sul monte, giunse da quel giorno
chi cercava il fratello ed il Signore
e vi trovò il conforto della croce
e vi scoprì la gioia dell’amore.

