
Un’estate che…
Ho scaricato applicazioni per riconoscere le stelle e applicazioni per sapere i nomi delle montagne che avevo di fronte.
Ho imparato a non fidarmi di Google Map in mezzo ai boschi, e usato app per non perdermi tra i sentieri.
Sono stata a qualche sagra di paese, per non perdere quel pizzico di tradizione di cui ancora si nutrono le piccole realtà.
Ho respirato aria di mare, aria di montagna e, qualche volta, “scollinato” per le campagne marchigiane.
Ho ballato come se non ci fosse un domani, ma avrei potuto fare di più.
Ho mangiato tanto e di gusto, ho assaggiato piatti nuovi e perso il conto dei gelati mandati giù. E forse avrò anche vinto qualche chilo in più ma non ha importanza.
Le cene in giardino, le notti d’estate, i barbecue di stagione.
Gli amici di sempre e i primi “sì” sull’altare.
Ho conosciuto gente nuova, diversa, e rincontrato persone lontane mai dimenticate.
Era un’estate che sembrava non partire mai, ma poi, come tutte le più belle cose, è volata, portandosi dietro la sua scia di ricordi e nostalgia.
Col senno di poi è venuta fuori anche qualche promessa, o augurio che dir si voglia, che regalo anche a voi.
E allora voglio augurarvi di essere capaci di fare a meno dei cellulari ogni tanto. E ve lo dice una che lo usa per qualsiasi cosa! Chiamate, parlate, scattate foto dei vostri momenti migliori ma senza esagerare, perché la vita vera è al di là dello schermo.
Le cene più belle sono quelle in cui il telefono non prende il posto del tovagliolo.
I concerti sono più emozionanti se non li guardate attraverso la fotocamera, e scoprirete che chiedere informazioni per strada al primo che capita, anziché interpellare sempre il Professor Google, può essere molto più sorprendete di quanto crediate.
Mangiate di gusto! Noi italiani sappiamo bene anche il perché. E allora non smettete mai di provare cose nuove, osare e cambiare. Imparate l’arte della cucina. Siatene fieri, e fate sì che il gusto di un buon sapore o il piacere di un buon odore, rubi il posto ai sensi di colpa.
Ballate! E fatelo come se non ci fosse un domani. Anche quella canzone che avete odiato e che vi ha tormentato per tutta la stagione.
Ballateci su, e vedrete che avrà un altro colore.
Nutritevi di musica, libri e belle parole.
Non smettete mai di fare domande e di cercare.
Imparate a fare programmi, ma ogni tanto lasciatevi andare ai fuori programma.
Ridete, piangete, ma poi ridete ancora.
Viaggiate: non importa dove, non importa per quanto, ma viaggiate.
Spogliatevi delle lamentele e vestitevi di buoni propositi.
Fregatevene quando è il momento; quello giusto. Ma imparate a capire che dietro il ricevere c’è anche il dare.
Imparate nuove parole, giocateci, scrivetele, usatele, fatele vostre, ma a un certo punto fermatevi e imparate anche ad ascoltare.
Imparate a chiedere scusa e ringraziare di più.
Mi piace pensare che la vita che conta sia quella “fuori tempo”, quella che è fuori l’orario dei treni, fuori le mail da inviare, e le azioni da cronometrare.
Mi piace pensare che “il come se non ci fosse un domani” non è mai abbastanza; e infine, mi piace pensare che per l’ultimo gelato della stagione ci sia ancora tempo…


2 commenti
Maria
In questo post ritrovo una parte di me….. e sto imparando ad usare il tovagliolo più spesso del cellulare. Bello Bello!
Martina
Ahaha fai benissimo! Brava Maria! E grazie per la visita 🙂